Con una prosa coinvolgente che ha il ritmo del reportage, Nello Scavo mette in scena una riflessione sui migranti.
Racconta del viaggio in cui cerca di arrivare dalla Somalia all'Etiopia – ma la guida non lo accompagna, perché troppo pericoloso per un walking dollar; racconta di Simba, il bimbo ivoriano soccorso dalla nave Mare Jonio forzando il blocco del governo italiano, insieme agli altri venti "invasori col pannolino" e ad altre ottanta persone; racconta dei bambini siriani che ad Antiochia lavorano per poche lire al giorno come calzolai, panettieri, raccoglitori di patate; racconta del campo profughi di Moira, in Grecia, e dei sudamericani che tentano di oltrepassare il confine dal Messico verso gli Usa, dove i contrabbandieri sono pagati per scagliare al di là del muro, chiusi in sacchi, dei ragazzini come fagotti.
Un testo che ricorda l'assurdità del concetto di "confine", soprattutto quando dall'altra parte c'è un essere umano che ha bisogno di valicarlo.