Montale
Description of the book
Con il suo atteggiamento antiretorico, con un timbro «scabro ed essenziale», Eugenio Montale già nel primo Novecento ha fatto della poesia lo strumento per raccontare l’esperienza della perdita e la fine di ogni certezza sul senso della vita umana, collocando la propria scrittura in versi sulla soglia ultima fra la costanza della tradizione e il suo inabissarsi. La poesia di Montale ha perennemente tentato di avvicinare l’inesprimibile alla concretezza del reale, con un linguaggio nuovo, antiestetizzante, centrato sugli oggetti e sulle «cose», teso ad esprimere la profonda «disarmonia» dell’individuo davanti alla realtà, la sua angoscia nei confronti del mondo. Con Satura – raccolta pubblicata nel 1971 e considerata un punto di svolta nella storia della lirica novecentesca – Montale ha fatto poesia sulla crisi della poesia, sempre più lontana dal Sublime e sempre più invasa dal Nulla: un canto ormai in bilico tra forza evocativa e ironia, eppure ancora capace di inoltrarsi nelle contraddizioni del reale, di continuare a cercare la «vita» proprio là dove più insistono «l’arsura e la desolazione».