Gianpiero Grasso non è per tutti. Allo stesso modo di come la nobiltà d'animo non è di tutti e non è per tutti. Ci vuole una "pulizia" interiore completa, totalizzante, per avvicinarsi alle composizioni di Gianpiero, pulizia che scaturisce dalla purezza cristallina delle sue intenzioni, dal suo vivere la vita non tanto attraverso assoluti religiosi, sarebbe limitativo, ma attraversandola con un anelito "all'altro" pieno di quel caleidoscopio di emozioni che hanno la limpidezza e la freschezza di uno, un solo scopo del fare e del vivere, che ne finalizza ogni gesto, ogni pensiero, ogni verso, che Gianpiero ha ben presente a se stesso reclamandolo e declamandolo: il bene. Un bene che, secondo lui, assecondando quell'intenzione totalizzante dì cui sopra, è dì tutti, appartiene a tutti, sta nell'animo di tutti e che invece secondo chi scrive, e per fortuna dell'universo intero, appartiene a pochi, è custodito amorevolmente nell'animo di pochi. Pochi eletti, a loro incoscienza e nocumento, ma che sono il sale della vita, il seme dell'umanità in un Infinito sempre più scuro, buio, gelido, anestetizzato, decompresso. Gianpiero è uno di quei pochi.