«Ogni volta in cui le donne vengono ammazzate la reazione unanime è sempre quella di un composto, sommesso, quasi imbarazzato: "poverina"». Quando leggiamo la notizia di un femminicidio stiamo in realtà leggendo un'altra storia: quella di chi quel gesto l'ha compiuto, quasi mai di chi l'ha subito. Come se la vittima non fosse al centro della vicenda, e non potesse - neppure da morta - ricevere l'attenzione che le spetta. Un modello di narrazione che assolve retoricamente il carnefice, che giustifica la violenza già a partire dal titolo dell'articolo, che sceglie alcune parole e ne omette altre. La voce incendiaria di Carlotta Vagnoli spazza via in un solo colpo le formule con cui il giornalismo nostrano tende a occultare i meccanismi della società patriarcale, indicando uno dopo l'altro gli anelli di questa catena. E riesce a mostrarci come fare per spezzarla.