Il Fedone
ovvero Della immortalità dell'anima
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Il Fedone è un dialogo giovanile di Platone , in cui si affronta la ricerca della vera causa : Platone si rende conto che i sofisti e Anassagora avevano torto e si imbatte così nella dottrina delle idee. Nel "Fedone", dialogo ambientato nel periodo dopo la condanna e prima della sua morte, Socrate parla con due Pitagorici (Fedone e Echecrate) a riguardo della preesistenza dell'anima: egli li porta a capire la questione servendosi di esempi: tira in ballo la scienza dell'uomo e quella della lira, che sono evidentemente diverse tra loro; Socrate afferma che agli innamorati, nel momento in cui vedono una lira o un vestito che il loro amato è solito usare, succede quanto segue: riconoscono la lira e nel pensiero colgono l'idea del ragazzo a cui appartiene la lira: la reminescenza consiste proprio in questo,riuscire a ricordarsi cose tramite vari "agganci", aspetti che stimolano il ricordo. Oltre a sostenere la preesistenza dell'anima, Platone era anche convinto della sua immortalità e della sua eternità: l'anima è viva per definizione e un corpo è vivo o morto a seconda che abbia o meno un'anima;l'anima,quindi,dà e toglie la vita. E' un qualcosa che partecipa all'idea di vita e che di conseguenza non può partecipare a quella di morte, come il numero 3 partecipa all'idea di dispari e non può partecipare a quella di pari. Per Platone ciò che può corrompere l'anima è l'ingiustizia;essa però non può distruggerla: se l'ingiustizia, che è il suo male peggiore ,non è in grado di annientarla, è chiaro che neanche i mali minori ce la faranno. L'anima, essendo increata, è anche eterna ed immutabile. Per Platone vivere significa prepararsi alla morte perchè il distacco dell'anima dal corpo va preparato moralmente: bisogna liberarsi dalle passioni legate al corpo superandole (un pò come era per i Pitagorici e per gli Orfici: occorreva purificarsi).