Priestdaddy
Mio papà, il sacerdote
Tietoa kirjasta
Padre Greg Lockwood è diverso da qualsiasi prete cattolico abbiate mai incontrato: circola per casa con i boxer, adora i film d'azione (con molta, moltissima azione), il suo frequente accanimento su una chitarra elettrica genera un rumore simile a quello di "un'intera band che muore in un incidente aereo nel 1972". Sua figlia Patricia è una poetessa non esattamente ossequiosa, che da un bel pezzo ha abbandonato la retta via della Chiesa. Ma quando una crisi inaspettata la costringe a tornare insieme al marito nella canonica dove vivono i suoi genitori, questi due mondi inevitabilmente si scontrano.
Patricia Lockwood non racconta solo momenti emblematici della sua infanzia e adolescenza (da una maldestrissima battuta di caccia in famiglia a una manifestazione antiabortista davanti a una clinica che si conclude con l'arresto del padre, al suo coinvolgimento in una specie di culto frequentato da un gruppo di giovani cattolici), ma anche gli otto lunghi travagliatissimi mesi che lei e suo marito hanno trascorso nella casa dei genitori dopo un decennio di vita indipendente, mesi nei quali Patricia ha cercato di educare a modo suo un seminarista che viveva con loro nella canonica, ha cercato di spiegare i riti arcani tipici del cattolicesimo al marito sconcertato e - insieme alla madre - si è imbattuta in una sostanza misteriosa su un letto d'albergo.
Saltando con estrema nonchalance dal volgare al sublime, dal comico al profondo, al poetico, Priestdaddy dipinge in modo divertente e indimenticabile un'educazione religiosa molto sui generis e l'equilibrio quanto mai precario tra un'identità conquistata a duro prezzo e il peso della famiglia e della tradizione, ma finisce per essere soprattutto un ritratto dell'America di oggi, così profondamente divisa nell'intimo, così dilaniata al proprio interno, così anarchica e vitale.
Un memoir pieno di poesia e di triviale bellezza che ha conquistato i lettori d'Oltreoceano.
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