«Anima solitaria»: quasi un distico che ricorre più volte negli scritti del poeta, filosofo e pittore Carlo Michelstaedter e segnala con afflato “crepuscolare” ante litteram il suo radicale solipsismo. I suoi versi persuadono a un ripensamento dei due cardini dell’“avventura” umana - vita e morte - e al superamento, filosofico ma non esistenziale, dell’horror vacui. Carlo Michelstaedter mise volontariamente fine ai suoi giorni nell’ottobre del 1910, all’età di ventitré anni.