Guerra franco-prussiana
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Il 1870 fu un anno decisivo per il futuro dell’Europa. La Prussia, ottenuto il governo della Confederazione degli Stati tedeschi del Nord, dopo le vittorie contro l’Austria del 1866, mirava alla riunificazione della Germania, operazione perseguita con ogni mezzo dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck. Lo strumento non poteva che essere una guerra, quale collante per il nazionalismo tedesco ancora non così diffuso. Fu pretesto la successione al trono di Spagna con la candidatura di Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen che preoccupava la Francia. La manipolazione con cui Bismarck rese ingiurioso il telegramma di Ems, che Guglielmo I di Prussia inviò ai francesi, fece il resto. Il 19 luglio 1870 ebbe inizio la guerra. A settembre la Francia, abbandonata da tutti, perse il sovrano, Napoleone III, sconfitto a Sedan e imprigionato, e lo stesso regime imperiale: il nuovo governo di Léon Gambetta fu repubblicano. Alla fine della guerra con la drammatica capitolazione di Parigi, il 28 gennaio 1871, l’Alsazia e parte della Lorena si aggiunsero ai confini tedeschi. Dieci giorni prima, a Versailles, Guglielmo I era stato nominato imperatore del Secondo Reich.