Terezín si trova nella Repubblica Ceca. Nata a fine Settecento come città-fortezza, durante la Seconda guerra mondiale diventò un campo di raccolta degli ebrei destinati allo sterminio. Vi furono rinchiuse 155 mila persone. Solo 3807 tornarono a casa dai campi di Treblinka, Auschwitz-Birkenau e dagli altri lager dove furono deportate. Nel ghetto vissero circa 15 mila tra bambini e ragazzi: alla fine della guerra ne erano rimasti in vita 142. A Terezín c’era tutto: case, strade, musica, teatro. Peccato che non ci fosse la libertà. Ogni venerdì sera un gruppo di ragazzi si riuniva di nascosto intorno al bagliore di un lumino per dare vita a un giornale che fu chiamato Vedem, ovvero Avanguardia, e metteva insieme le notizie, gli arrivi, le partenze, ma anche poesie, disegni, interviste. Era il loro modo di lottare, di tenersi stretta la voglia di restare vivi. Molte pagine del giornale Vedem sono oggi conservate al Memoriale di Terezín. Matteo Corradini è partito da quei documenti per raccontare una straordinaria forma di resistenza.