Nebbia
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Identità confuse e verità "nebbiose" (edizione 2022)
Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1914, vede la luce tra le trincee della grande guerra e provoca subito un gran rumore. De Unamuno definisce il suo romanzo una “nivola”, per definire l’intreccio romanzo-protagonista-autore che rende speciale questo libro.
Unamuno si concentrò particolarmente sull'evoluzione e sullo sviluppo psicologico dei vari personaggi, contrapponendosi al narratore onnisciente in terza persona presente nel realismo. L'idea quindi è preponderante rispetto alla forma, e la distinzione tra autore e personaggi è spesso labile, tanto da scomparire.
La trama è di per sé piuttosto semplice almeno fino al capitolo 31: da lì in poi inizia un altro libro. Un dialogo serrato tra l’autore e il personaggio principale che – tra accuse reciproche di “inesistenza” – si conclude con la mesta uscita di scena del protagonista, rassegnato alla morte per mano dell’autore.
Qualche dettaglio in più va dato, per incuriosire chi ancora non conoscesse quest’opera.
La vita di Augusto è avvolta in una sorta di nebbia non fisica ma spirituale, che non gli consente di vivere appieno, di accorgersi di quanto accade attorno a lui ma nemmeno di quanto accade dentro di lui. Incontrerà delle donne sulla sua strada, se ne innamorerà (o crederà di innamorarsi), sarà sul punto di sposarsi quando una tremenda delusione lo porta a decisioni estreme.
Il libro diventa speciale quando Augusto decide di incontrare l’autore del libro. Quindi esce dal libro (e dalla nebbia) e si confronta con Unamuno. È un confronto serrato in cui l’identità di Augusto si frammenta e diviene indecisa e indefinita.
È un testo calato nel suo tempo (possiamo vedere il libro anche come un atto di accusa “contro” la guerra appena iniziata), eppure “eterno”: sono gli anni del definitivo crollo delle geometrie euclidee (oltre che di una serie di scoperte “sconvolgenti” e “anti-intuitive”) e da lì in poi inizia il crollo per le idee di certezza assoluta, individuo e verità. Forse, l’uscita dalla nebbia del personaggio è solo l’ingresso in una nebbia ancora più fitta dalla quale – purtroppo – crediamo di essere usciti.
Riscoprire e ri-leggere questo testo ci aiuta a riconnetterci con un “circolo ermeneutico” che davamo disperso, e ci fa godere del piacere di un’ottima prova di grande letteratura.
L’autore: Scrittore e pensatore spagnolo (Bilbao 1864 - Salamanca 1936), è il maggior rappresentante degli intellettuali innovatori della "generazione del '98". Già nei primi saggi En torno al casticismo (1895) attaccò il fanatismo conservatore; la critica dell'isolamento orgoglioso e dell'ostinata fedeltà alla tradizione proseguì nei successivi Ensayos, riuniti da ultimo in sette volumi (1916-18). Ma, partito dalla polemica antitradizionalista e, come più tardi Ortega y Gasset, dall'esigenza di definire il posto della Spagna nell'Europa industrializzata, U. identificò il ruolo della hispanidad nel mantenimento del "senso tragico della vita", cioè nella viva coscienza delle antinomie fondamentali (ragione e fede, vita e intelletto) che il moderno razionalismo non potrà risolvere. Questo e gli altri temi di U., l'ansia di eternità, il rapporto fra Dio e l'uomo, sono sviluppati in saggi, romanzi e nel teatro.